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FESTE CELTICHE: Yule





Yule.
Notte del solstizio d’inverno.

yule


Importante è l’uso del fuoco, che serviva per richiamare la luce del

sole e riscaldare la Madre Terra.
Nel mondo celtico, questo era il momento di passaggio tra il vecchio

ed il nuovo anno, rappresentati rispettivamente da Re Agrifoglio e

Re Quercia che simboleggiano anche l’inverno ed il sorgere a nuova

vita per il ritorno della primavera.
Yule è quindi anche il passaggio tenebre – luce: si ha la notte più

lunga dell’anno e poi dalla mattina seguente i giorni, anche se di

pochi minuti, riprendono ad allungarsi e dall'oscurità ed il freddo si

va verso la luce ed il tepore primaverili.



Le prime tracce del Re Agrifoglio risalgono al XII Secolo. Era la trasposizione dell'antica entità chiamata Uomo Verde. Ho sempre percepito l'agrifoglio come qualcosa che proietta uno straordinario senso di forza e chiarezza, una forma dignitosa di fermezza, prodotta dall'equilibrio fra testa e cuore. Grazie a quest'equilibrio, non solo si vedono chiaramente tutti gli aspetti di una decisione, ma si prova anche una sincera compassione per tutte le persone coinvolte. Una volta che mi sentivo giù, mi ritrovai a stringere fra le mani una foglia d'agrifoglio. Le spine non penetravano nella pelle, ma producevano un leggero dolore, era come se qualcuno mi dicesse: "Fatti coraggio! sei in grado di affrontare tutto quello che ti succede!".


In molte località dell'Europa è ancora usanza accendere falò di querce per celebrare il 'passaggio' di metà inverno (21 dicembre). In alcune tradizioni, la quercia è il re della metà crescente dell'anno (durante la quale il giorno si allunga), e l'agrifoglio è il re dell'altra metà. Una credenza di origine sconosciuta ancora molto diffusa nelle campagne delle isole britanniche vede nell'agrifoglio la personificazione delle forze maschili della natura e nell'edera quella delle forze femminili. Tagliando le siepi, molta gente, soprattutto nel Galles, fa attenzione a non danneggiare gli alberi di agrifoglio.


Il Solstizio d’Inverno è la festa di rinascita del Sole e la festa di rinascita della Vita. La Dea che era “Morte in Vita” al Solstizio d’Estate è ora la Dea connessa alla “Vita in Morte”. Core è ora Persefone, Colei che Porta la Distruzione, la Bianca signora dell’Inverno, Regina della fredda Oscurità che cela in sé il calore del nuovo Sole.
Nell’Antico Egitto la rinascita del Sole e la rinascita della vita segnata dal Solstizio d’Inverno, viene descritta da un rituale nel quale Iside gira intorno al santuario di Osiride cantando i lamenti funebri per la morte del suo sposo. Questo rituale rappresenta il viaggio della Dea Iside alla ricerca del corpo del Dio Osiride. Osiride era stato ucciso dal fratello Set che era geloso di lui e voleva regnare al suo posto. Set aveva gettato le parti del corpo di Osiride ai quattro angoli della Terra, ma Iside ne aveva conservata una parte. Iside recupera le parti del corpo di Osiride con l’uso dei suoi poteri magici, lo riporta alla vita e concepisce suo figlio, Horus che verrà partorito al Solstizio d’Inverno.Horus è considerato lo stesso Osiride riportato alla vita. Esistono delle statue di Iside che allatta Horus e la Dea è rappresentata con un copricapo a forma di corna di mucca con il disco solare tra le corna.


re agrifoglio

RE AGRIFOGLIO E RE QUERCIA

Sir James George Frazer, nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva secondo loro praticata nell’Antica Roma e in altre culture antiche europee: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia. Il Re Agrifoglio corrisponde alla parte oscura dell’anno, all’inverno e il Re Quercia invece alla parte di luce dell’anno, l’estate. Il Re Agrifoglio e il Re Quercia combattono ai solstizi e a turno uno prevale sull’altro garantendo così l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva. Al Solstizio d’Estate il Re Agrifoglio è più debole mentre il Re Quercia è più forte; al Solstizio d’Inverno il Re Quercia è più debole e il Re Agrifoglio è più forte. Al Solstizio d’Estate il Re Quercia è al massimo della sua forza e del suo vigore, ma comincia ad indebolirsi, mentre il Re Agrifoglio è al minimo della sua forza e del suo vigore. Il Re Agrifoglio lentamente comincia a riacquisire vigore e potere e all’Equinozio di Autunno è ormai già un po’ più forte del Re Quercia, il Re Agrifoglio diventa poi ancora più forte fino ad arrivare a sconfiggere il Re Quercia al Solstizio d’Inverno.

IL RAMO D’ORO E LA DEA BIANCA
Sir James George Frazer nel suo lavoro “Il Ramo d’Oro”, parlando della battaglia tra Estate e Inverno e dell’uccisione dello spirito dell’albero, fa dei paralleli tra le tradizioni popolari associate al Palo di Maggio, alla Festa del Maggio, o alle tradizioni legate al cambio di stagione in diverse culture Europee e Native Americane; al culto degli alberi nell’Europa moderna; al rituale delle nozze sacre nel bosco di Diana del lago di Nemi, quando parla della lotta tra il vecchio e il nuovo Re del Bosco Sacro di Nemi; ma anche in molte altre parti del suo “Il Ramo d’Oro”.
Robert Graves, nei suoi lavori “La Dea Bianca” e “I Miti Greci” associa al mito del Re Quercia e del Re Agrifoglio, molte figure mitologiche che offrono delle varianti dello stesso mito, compresi Lleu Llaw Gyffes e Gronw Pebr, Gwyn e Gwythr, Lugh e Balor, Balan e Balin, Gawain e il Green Knight, il pettirosso e lo scricciolo, Gesù e Giovanni Battista.

La cerimonia rituale della lotta ai solstizi del Re Quercia e del Re Agrifoglio è un’ottimo simbolo dell’alternarsi delle stagioni invernale ed estiva ed è stata ripresa, praticata e resa popolare da molti culti neopagani, alcuni dei quali che associano il Re Quercia e il Re Agrifoglio alla Divinità maschile, alla polarità maschile che si esprime come figlio e sposo della Dea.

spirito di yule

L’UOMO VERDE

Capace di donare la fertilità della foresta e delle piante alle donne e al bestiame,
l'Uomo Verde è il consorte della Dea madre e si occupa
della fioritura della primavera e dell'estate, del rigoglio della terra.
Il volto e i lineamenti dell'Uomo Verde sono formati da foglie e rampicanti.
Trae il vigore dalla terra stessa e rappresenta il ruolo maschile nell'unione sessuale,
nella fertilità e nella fioritura della vita e del talento degli uomini.
Rappresenta l'innocenza, il procedere senza difficoltà e il successo,
soprattutto nell'intraprendere nuove attività.
In tutta la storia celtica, la dea madre ha diversi consorti. Spesso dee e dei, come Nantosuelta e Sucellus e come Rosmerta e Mercurio, formano coppie di amanti o di sposi divini . E l'Uomo Verde è un giovane sposo dalle precoce sessualità che porta fertilità dovunque vada.
La virilità del dio cornuto Cernunno e quella dell'Uomo Verde sono strettamente collegate, al punto che l'Uomo Verde può essere considerato una variante di Cernunno. Già dalle più antiche testimonianze lasciate dai Celti, è chiaro che Cernunno governa la foresta, e porta le corna ramificate di un cervo. La sua immagine è forte e potente, e assicura la fertilità della natura nella vita umana. In modo non dissimile, in un'incisione rinvenuta in Germania nota come la colonna di san Goar, la vegetazione cresce dalla testa dell'Uomo Verde e forma la sua barba. Sul bacile di GundeStrup, la testa di un uomo è coperta di capelli stilizzati formati da foglie intrecciate.
Come in moltissime altre immagini : celtiche, il potere risiede nella testa.
Nelle rappresentazioni dell'Uomo Verde, che adornano le chiese e le cattedrali europee, la sua testa e soprattutto i suoi capelli, la sua barba e i suoi baffi sono formati da un insieme di foglie, rami e rampicanti. Talvolta dalla bocca gli spuntano lunghe foglie, fino a formare enormi baffi o una lunghissima barba; oppure viticci, a volte con grappoli d'uva, gli germogliano dagli angoli della bocca e ne incorniciano la testa amo di capelli e barba stilizzati. Una folta massa di foglie gli circonda il capo. La sua immagine sulle facciate e all'interno dellechiese combina abilmente la maschera vegetale dell'Uomo Verde con i personaggi dei vangeli cristiani.
Per lo più nascoste alla vista dal basso, le teste dell'Uomo Verde osservano addolorate il Cristo crocifisso sottostante. In un'incisione romanica proveniente da Exeter, la Vergine Maria tiene tra le braccia il bambino sostenuta dalla testa ricoperta di foglie di un Uomo Verde dagli occhi chiusi, come in un'invocazione senza tempo.
In contrasto con la sottile iconografia di fertilità dell'arte cristiana, quella esplicita e sessuale di un giovane sposo viene orgogliosamente sfoggiata nei miti e nelle leggende irlandesi.
Come la terra stessa, le leggende irlandesi sono ricche e umide di giovane sessualità. Per esempio, il poema epico irlandese Tàin Mo Cualinge (La Razzia del Castello di Cooley) abbonda di un allegro umorismo a sfondo sessuale. In qualità di sovrana responsabile, la regina Medb (spesso considerata
la personificazione di una dea dato che le tribù celtiche non avevano necessariamente delle regine) mette alla prova il vigore dei suoi molti consorti. Durante il loro incontro nei boschi, Fergus non si dimostra all'altezza delle aspettative di Medb e "perde la sua spada".
Allo stesso modo, Imbolc, la festa di santa Brigida celebrata il primo febbraio, è contraddistinta da sfumature sessuali, retaggio di una più antica tradizione contadina che collegava la fertilità dei raccolti, del bestiame e degli uomini.
Secondo il folklore, l'uomo di casa entra nella sua abitazione in nome di Brigit e "coloro che sono dentro... si inginocchiano, aprono gli occhi e lasciano entrare Brigit", un riferimento apertamente sessuale agli accoppiamenti rituali di Imbolc intesi a evocare la benedizione della dea per la casa e la fecondità.
L'immagine fertile e vigorosa dell'Uomo Verde è continuata dai Ragazzi di Paglia irlandesi, "giovani mascherati con costumi di paglia che benedicono e rallegrano con la loro presenza i banchetti di nozze dei matrimoni nelle campagne irlandesi".



Pagine secondarie (2): Equinozio di Primavera IMBOLC candelora
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